Un “occhio di riguardo” al 97esimo Congresso Nazionale della Società Oftalmologica Italiana (SOI).
di Silvia Pogliaghi —
Prende il via oggi, a Roma, il 97esimo Congresso Nazionale della Società Oftalmologica Italiana (SOI).
Saranno quattro giorni all’insegna dell’aggiornamento, ricchi di eventi e di novità per tutti i medici oculisti italiani; il programma toccherà infatti, tutti i più importanti temi dell’ofatlmologia medica e chirurgica: glaucoma, cataratta, traumatologia, chirurgia refrattiva, oftalmolofia pediatrica, strabismo, neuroftalmologia, retina chirurgica, contattologia e ipovisione.
Le novità tecnologiche, specialmente in ambito chirurgico, saranno ‘sotto i riflettori’ e sarà l’occasione per richiamare l’attenzione su una tendenza in atto da alcuni anni nel nostro paese quella per cui il Sistema Sanitario Nazionale non destina all’oculistica risorse sufficienti a restare al passo con il progresso tecnologico.
Di questo fatto chiediamo alcune precisazioni a Matteo Piovella – Presidente della Società oftalamologica italiana – “ La situazione è paradossale – afferma Piovella – nella chirurgia della cataratta così come nella chirurgia refrattiva, noi italiani siamo opinion leader a livello mondiale e i nostri centri sono ritenuti di riferimento per tutte le ricerche cliniche in questo campo. Eppure – continua Piovella – questa competenza rimane quasi totalmente al di fuori del Sistema Sanitario Nazionale che, pur essendo responsabile tuttora del 95% delle prestazioni erogate ai cittadini, rischia la paralisi, perché la gestione non è competitiva rispetto agli strumenti di cui disponiamo oggi”.
“Abbiamo parlato della cataratta,- prosegue Piovella – intervento chirurgico più praticato al mondo (57.000 interventi/anno in italia) ebbene, il rimborso per l’intervento in Italia, è inferiore al costo dei soli cristallini artificiali di ultima generazione, risulta quindi impossibile – afferma Piovella – essere operati nel pubblico, con le nuove tecnologie, come i laser a femtosecondi,che garantiscono un’estrema precisione e una drastica riduzione delle complicanze. L’impiego dei cristallini di nuova generazione è solo 0,8 % rispetto a tutti gli interventi che vengono eseguiti oggi in Italia, e solo nel privato ciò è possibile – conclude Piovella a proposito della cataratta”.
Le novità tecnologiche attuali, sono molteplici, vere e proprie sfide in campo oculistico.
Di primaria importanza, soprattutto le innovazioni che aiutano a diagnosticare per tempo glaucoma; lenti intelligenti, dotate di sensori, che possono misurare la pressione intraoculare (IOP) in modo continuativo. Infatti, un monitoraggio delle 24 ore della IOP diventa importante per gli oculisti, poichè permette di tracciare l’effettivo andamento della IOP del paziente. Nelle fasi iniziali Il glaucoma è asintomatico e se non diagnosticato in tempo può causare seri danni al campo visivo e nei casi più gravi può portare alla cecità. La diagnosi precoce può ridurre i costi terapeutici e i danni cronici e progressivi che si possono sviluppare. Di fatto, 2 pazienti su 3 affetti da qualunque forma di glaucoma cronico erano ignari della diagnosi.
“I pazienti non sono a conoscenza, purtoppo –afferma inoltre Piovella – che esistono delle terapie migliori ed efficaci”. “Per quanto riguarda il glaucoma – prosegue Piovella – che, come noto, è un disturbo dovuto all’eccessiva pressione intraoculare: mentre finora, uno degli interventi possibili consisteva nel ricostruire chirurgicamente il canale di scarico dell’umor acqueo, abbiamo oggi, anche una serie di nuovi dispositivi – sostanzialmente dei bypass, dei piccoli tubicini, di plastica o metallo, impiantati nell’occhio – che possono risolvere il disturbo più efficacemente e con più sicurezza, ma per i Sistema Sanitario Nazionale questa innovazione non vale la spesa necessaria”.
Sotto accusa è il principio secondo cui le prestazioni sanitarie erogate, in un sistema che diventa sempre meno sostenibile, devono essere ‘costo-efficaci’. “Ma chi e in base a quali criteri – conclude Piovella – decide che cosa è ‘costo-efficace?”
A beneficio dei pazienti , SOI (Società Oftalmologica Italiana) sta predisponendo un tariffario minimo sotto il quale, a parere di SOI, non sarà possibile garantire ai pazienti la miglior cura.
Per quanto riguarda la degenerazione maculare – patologia che colpisce la regione centrale della retina, deputata alla visione distinta- entrambe le due forme patologiche possono portare ad una grave forma di ipovisione. “Per la forma atrofica (80% di casi) vi sono molecole in fase di sperimentazione, ma non vi sono farmaci attualamente approvati -afferma Michele Reibaldi, della Clinica Oculistica, Azienda Policlinico-Vittorio Emanuele di Catania. – Fortunatamante – continua Reibaldi – per l’altra forma Essudativa (20% di casi) sono disponibili 2 farmaci anti VEGF (Vascular Endothelial Growth Factor), approvati, che agiscono bloccando selettivamente a livello oculare l’iper espressione del VEGF, il fattore di crescita dell’endotelio vascolare e riescono così ad impedire la crescita dei neo-vasi nella parte centrale della retina, laddove questi vasi non dovrebbero esistere.” Perché questi due eccellenti farmaci possano agire in modo efficace (si somministrano per via intravitreale) – aggiunge ancora Reibaldi – salvando la vista del paziente, occorrono due condizioni fondamantali: principalmente che siano somministrati prontamente quando inizia la formazione di neo-vasi nella retina e che venga seguito un rigoroso schema posologico. Per il primo anno si tratta – sottolinea ancora Reibaldi – in media, di sei-sette somministrazioni, e a scalare, nel secondo anno. Si tratta di iniezioni nell’occhio che secondo le attuali disposizioni va eseguita in sala operatoria e per la quale esistono solo alcuni centri autorizzati.”
“La rarità di questi centri, in Italia- ribadisce Reibaldi – non favorisce certo l’aderenza alla terapia: pasti pensare che si tratta solitamante, di pazienti anziani, più o meno ipovedenti, che in alcune regioni arrivano da oltre 100 km dal centro autorizzato e che devono avere qualcuno disponibile ad accompagnarli all’appuntamento per la terapia, svariate volte nell’anno. Inoltre – continua Rebaldi –alcuni centri, hanno tempistiche di 2-3 mesi di ritardo rispetto alle scadenze ottimali per i pazienti, e di fronte ad oggettive difficoltà organizzative le liste di attesa, purtroppo si allungano”.
Il problema è che somministrare i farmaci senza la tempistica appropriata vanifica l’intervento terapeutico : il farmaco va letteralmente sprecato, con grave danno per le casse della sanità pubblica, considerato che si tratta di farmaci molto costosi.
“Il peso dell’aderenza alla terapia – rinforza Reibaldi – è evidente se si confrontano i risultati degli studi clinici condotti in condizioni controllate e quelli condotti nella normale pratica clinica – aggiunge Reibaldi – se poi si guardano alcuni studi in paesi virtuosi, ci si rende conto di quale beneficio si avrebbe con una distribuzione una compliance ideali : con questi farmaci la cecità legale riconducibile alla degenerazione maculare può essere ridotta addirittura del 50 % con enormi benefici in termini d’impatto sociale della malattia”.
“Attenzione ai primi segnaliche devono destare allarme- conclude Reibaldi – una distorsione dell’immagine o la presenza di una zona di alterata visione al centro del campo visivo. In questi casi è consigliato recarsi dall’oculista al più presto”.
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