La teoria dell’attaccamento

Conferenza tenutasi nel mese di dicembre, a Prato in una Scuola di formazione in Psicoterapia E. Fromm, presso il Polo Psicodinamiche sulla recente pubblicazione del testo curato dal dott. Bacciagaluppi intitolato Il seminario di Milano (Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento), edito da F. Angeli.
di Luciana La Stella

Ritengo doveroso introdurre una riflessione sulla teoria dell’attaccamento di J. Bowlby con una sua citazione:
“Se il fatto che i bambini piccoli non siano mai completamente o troppo a lungo separati dai loro genitori fosse diventato parte della tradizione, allo stesso modo in cui il sonno regolare e la spremuta d’arancia sono diventate consuetudini nell’allevamento dei piccoli, credo che molti casi di sviluppo nevrotico del carattere sarebbero stati evitati.” (John Bowlby)
È interessante capire come il più grande sostenitore della teoria dell’attaccamento quale parte integrante “dalla culla alla tomba”, come più spesso ha sottolineato Bowlby, nasca dall’interesse primario a partire dalla nascita e dalla primissima infanzia dell’essere umano con alcune peculiarità che sono proprie anche dei mammiferi in generale.

Egli ha dato un grande contributo non solo alla medicina e psichiatria, ma soprattutto a quanti si occupano di teoria dell’età evolutiva e dell’infanzia. Bowlby sosteneva infatti che all’inizio della vita per un essere appena nato e nei suoi primi anni quello che conta è l’essere nutriti che equivale certamente all’essere amati: il bisogno biologico dell’essere nutriti equivale in modo univoco all’essere amati dunque la nutrizione oltre che al cibo di amore.
L’essere amati e desiderati permette biologicamente al neonato di essere voluto e accettato per quel che lui stesso è, così semplicemente senza sovrastrutture.

Per Bowlby prendere in braccio il proprio piccolo che piange è la risposta più adeguata, da parte della madre, ad un segnale di disagio del bambino: in questo prende distanza da Freud asserendo che il legame madre-bambino non è solo una conseguenza del soddisfacimento di bisogno come condizione esaustiva ma come bisogno primario, geneticamente determinato per garantirne una sana crescita e una sopravvivenza sia psicologica che biologica del bambino stesso.
Per Bowlby la ricerca della vicinanza della madre è la manifestazione più esplicita dell’attaccamento tout court, indispensabile ad una buona predisposizione nelle relazioni con le figure genitoriali primarie e da qui verso tutte le altre future relazioni soprattutto nel primo anno di vita in cui il neonato in questo attaccamento viene protetto e riparato dall’esterno soprattutto in occasioni che possano essere rischiose o traumatiche.
Questo testo di Marco Bacciagaluppi ci fa rivivere in modo esemplare il seminario che nel 1985 Bowlby tenne a Milano e costituisce una testimonianza inedita del fondatore della Attachement Teory, sia da un punto di vista della teoria sia della clinica, proprio per la supervisione dei casi clinici.
L’invito è quello di riscoprire l’articolazione della teoria clinica, nella pratica terapeutica non prescindendo dalle tappe di grande valore scientifico percorse da Bowlby per affermare la sua teoria sull’Attaccamento in modo trasversale tra diversità e peculiarità di percorsi e modelli intrapresi.
Buona lettura.

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