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“AL FUTURO CHE VERRA’, 40 ANNI DI IMPRESA E FORMAZIONE” PRESENTATO DA ISMO

di Maria Lucia Caspani

“1972-2012…AL FUTURO CHE VERRÀ” è il volume presentato a Milano da ISMO, 40 anni di lavoro, impresa e formazione ripercorsi da questo Istituto con altre 12 primarie aziende lombarde.
E una proposta contro la crisi:
“Più libertà, differenze e sovranità”.

“Se oggi c’è poca speranza, se non ci sono più ‘i futuri di una volta’, è anche perché pochi molto potenti si sono appropriati della nostra libertà. Anzi, se non ci appropriamo dell’etica della partecipazione, c’è solo un futuro come tempo, non come progetto’. Libertà e autonomia sono per ISMO le condizioni per costruire un futuro con un senso, per salvare il nostro diritto a ‘essere diversamente utili, diversamente ricchi, in una partnership (europea) in cui è forse bene garantire più libertà, differenze, sovranità, che non solo ordine e riduzione della spesa’. Un’ ‘Europa unita sarebbe una ricchezza enorme’, ma ‘che cosa sarebbe l’Europa senza solidarietà, senza apertura al mondo?”
Quale può essere il ruolo della formazione e della consulenza in questa ottica? Quale quello dell’impresa e del lavoro? Quali risorse deve adottare il singolo per ‘uscire dalla tempesta’, per sopravvivere a una crisi globale ovvero che ‘non si sa da chi dipende, né con chi prendersela, né chi può risolverla’?
Guardiamo indietro, quando tutto è nato, negli Anni 70, dopo il 68 e il Concilio Vaticano II e prima degli ‘anni di piombo’ e del capitalismo finanziario: la formazione nelle fabbriche, il boom economico, il ruolo da protagonisti che avevano il sindacato e il lavoro, raccontiamo il passato per farne esperienza, per imparare a vivere il futuro. È questa una prima lettura di ‘1972-2012…Al futuro che verrà’, l’ebook di ISMO a cura di Elena Meneguzzo e Silvia Roà che dal 13 dicembre sarà scaricabile gratuitamente sul sito dell’azienda www.ismo.org.
E poi di letture ce ne possono essere tante altre, perché il volume raccoglie anche la testimonianza di 12 realtà eccellenti, altrettanto storiche, lombarde e longeve, che vengono coinvolte in una riflessione sul loro passato per pensare il futuro. ISMO, avverte infatti Volpe ‘non prescrive formule o soluzioni, ma intende aprire i cuori per costruire mondi migliori, futuri di bellezza’. Con un punto fermo: ‘la vita è in assoluto il bene’.
ADICO, Alfa Romeo, Assidai, Campari, Eredi Gnutti, F.lli Branca, Museimpresa, Il Nettare dei Santi, Rancilio, Sagsa, Triumph, Allevatori Lodigiani ‘raccontati’ da Marco Stabilini sono – spiega Volpe- un’antologia delle tante aziende protagoniste del nostro 900, di quella ‘cultura ambrosiana che non era globale e neppure solo italiana’. ‘Il contributo di Milano – continua Volpe – è stato rivolto a tutto il Paese ed oltre, a testimonianza del fatto che non servono i modelli che si riproducono tali e quali, ma che sanno incontrarsi avendo ciascuno una sua identità, non una volontà egemonica. Più libertà, dunque, più differenza e più scambio, tanti sistemi aperti gli uni agli altri producono più valori e più valori’.
ISMO anagraficamente è un’impresa di consulenza, formazione e aiuto alla persona, nata a Milano 40 anni fa dall’esperienza di IRIPS di Enzo Spaltro che con il T-Group avvicinava la psicologia sociale e i gruppi. La fondarono persone – Vito Volpe, Maria Giovanna Garuti, Luigi Volpe e altri che sono ancora in ISMO – per i quali la professione era impegno sociale e politico. Questo ha fatto di ISMO una istituzione come tale degna di proiettarsi nell’eternità. Sottolinea Volpe, ‘la permanenza per quarant’anni del gruppo che ha costituito ISMO e la duratura stima e attenzione di tanti amici, clienti, allievi, utenti sono la conferma di una sua ragione d’essere che va ben aldilà degli interessi personali e d’impresa. Essi pur legittimi e importanti non avrebbero costituito una connessione così profonda e radicata fra le nostre aspirazioni individuali e il tessuto che andavamo costruendo’. ISMO vive uno scopo sociale, uno scopo che non vale solo per se’, ‘ma che alimenta la società attraverso la dinamica istituzionale a cui contribuisce’; non è un’agenzia di affari schiava della mentalità ‘marketing oriented’ che mira solo al risultato economico, ma un soggetto con principi e doveri, in un’epoca in cui ‘le aziende spesso agiscono come aggregati volatili senza radici e relazioni con l’ambiente. Con l’unico obiettivo di crescere senza uno scopo, di vincere eliminando gli avversari’.
Oggi in ISMO lavorano circa cinquanta professionisti che condividono prima di tutto ‘un modo di essere etico e valoriale’.
L’offerta comprende master, con titoli anch’essi storici ma anche nuovi, formazione e consulenza – a singoli, aziende e istituzioni, anche scuole.
ISMO è un caso raro di ‘resistenza’ o ‘resilienza’ per un’impresa del settore perché quale ‘luogo dove si cerca di cosa parlare e non si parla solo di ciò che è già previsto’, ISMO il futuro non lo subisce, ma collabora alla sua costruzione, essendo anche e soprattutto un ‘produttore di cultura sociale, istituzionale, ed organizzativa, di formazione al cambiamento, di metodi di apprendimento, di partecipazione. Lo testimonia la proliferazione di libri, convegni, conferenze (come il ciclo milanese di Lavori Incorso), docenze universitarie. Così, ISMO sviluppa e sostiene da 40 anni la cultura del dialogo, del confronto aperto, del non spreco delle differenze, della persona al centro, della fiducia nella donna o uomo capace di costruire sistemi sociali. IL 30% dell’attività in ISMO è dedicato alla ricerca, in tal senso ISMO è anche una scuola.
Il libro, presentato dagli autori lunedì 12 novembre al Teatro Franco Parenti, per ISMO è anche un aggiornamento del volume già dedicato ai suoi primi trent’anni. A partire dalle ‘torri gemelle’ al presente, Adriana Lorenzi, Vito Volpe, Maria Giovanna Garuti hanno riflettuto sulla crisi della società industriale dove contavano le economie reali, sulla globalizzazione, la nuova sfida di ‘sentirsi tutti responsabili del mondo’, i sistemi fondati sull’eccesso di competizione, il mercato diventato luogo di scontro e non di incontro, l’arricchimento senza il lavoro, il nostro Paese ‘così bello da essere desiderato da tutti’, nonostante tutto. Uno scenario al quale ISMO ha risposto fin dal 2006 rinnovando l’offerta di servizi e consulenze, acquisendo RIESCO e SIMKI e formando quindi il Gruppo con_ISMO, aprendosi a nuove idee e attività per singole persone che necessitano di aiuto, sviluppo e movimento: lo studente, il libero professionista, il disoccupato, il cassa-integrato, il lavoratore in mobilità, gli anziani del digital device, gli specializzandi nei suoi ambiti di competenza. Oggi ISMO è quindi ‘nell’ambito della formazione, dell’orientamento e dell’inserimento al lavoro, dello sviluppo di competenze specifiche, del coaching e counseling a singioli o gruppi che hanno in comune una certa problematica’. Inoltre, ISMO fornisce ‘supporto strumentale e metodologico alla gestione manageriale delle risorse umane’, con progetti ad hoc.

Il volume è dunque anche una riflessione sulle sorti della formazione in Italia, dagli anni d’oro – 70,80,90 – al presente, dove “il formatore è un venditore di merce come tanti altri. E la merce deve essere fresca, modaiola e a buon mercato…” ha illustrato Maria Giovanna Garuti. Dove gli enti pubblici comprano formazione con bandi di gara e devi competere con altri che fanno sconti fino al 50% sulla base d’asta. E la qualità sembra di scarso interesse per gli uffici acquisti.
Non come nel ’68 quando lavoro e sindacati erano protagonisti dello sviluppo dell’economia e delle imprese, c’era il mercato della produzione e non la falsa ricchezza ‘cartolare’, c’erano le fabbriche dove costruire un clima di cooperazione e integrazione e fare formazione voleva dire fare diagnosi, elaborazione della domanda, action-learning, sviluppo organizzativo.
I primi clienti di ISMO – ha ricordato Garuti – furono Pirelli e l’Assessorato alla formazione professionale della Regione Lombardia, poi arrivarono sempre più ‘grandi clienti pubblici e privati’, e le nuove prove, con i servizi a stranieri e disoccupati. Di recente, racconta Garuti ‘la soddisfazione maggiore è stata quella di riuscire a trasformare un titolo nel catalogo delle misure anticrisi di Trento in una esperienza di mediazione culturale che ha favorito l’ingresso nel lavoro degli stranieri e tecnicamente ha dimostrato la fattibilità di progetti in cui addestramento, educazione e formazione si confondono e si mescolano positivamente ed efficacemente ‘purché al centro dell’azione siano le persone e lo scambio attraverso la parola significativa’.
Oggi, tuttavia, ha scritto Vito Volpe, “occorrono grandi progetti formativi con una forte prospettiva di cambiamento istituzionale, che affronta le qualità necessarie per costruire futuro: l’incertezza, il cambiamento, il desiderio. Il rischio, lo sperimentare, il lavorare di gruppo e in gruppo”. Una formazione che costruisce società, che inventa il nuovo. Con la convinzione che “lo sviluppo avviene perché c’è desiderio, eros, voglia di dare senso alla propria esistenza”.
Una cosa non è cambiata in ISMO in quarant’anni:
“La finalità primaria del progetto: lavorare per realizzare un mondo più plurale, più ricco di soggettività e dunque di libertà ed energia, partendo da ciò che già si è, senza illusioni e senza finzioni”. Il senso di un compleanno è proprio questo: ‘apprendere dalla nostra narrazione complessiva ciò che abbiamo già capito, ciò che cerchiamo di nuovo e ciò che abbiamo sbagliato a capire’.
www.ismo.org

“AL FUTURO CHE VERRA’, 40 ANNI DI IMPRESA E FORMAZIONE” PRESENTATO DA ISMO

di Maria Lucia Caspani

“1972-2012…AL FUTURO CHE VERRÀ” è il volume presentato a Milano da ISMO, 40 anni di lavoro, impresa e formazione ripercorsi da questo Istituto con altre 12 primarie aziende lombarde.
E una proposta contro la crisi:
“Più libertà, differenze e sovranità”. (altro…)

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