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di Maria Lucia Caspani

LEGGERE LIBERA-MENTE AL CARCERE DI OPERA

I reclusi del Carcere maschile di massima sicurezza di Milano Opera seguono da anni diversi programmi di sviluppo, promozione umana e integrazione sociale curati da Cisproject, Associazione culturale presieduta da Barbara Rossi, psicologa esperta di interventi in gruppo.

Tra gli interventi collegati al progetto “Leggere Libera -Mente”, anche proiezioni di noti film, come avvenuto il 28 maggio 2012 con “Cesare deve morire”, pellicola girata nel 2012 a Rebibbia, coinvolti come attori persone detenute che hanno recitato ognuno nel proprio dialetto.

La trama trae ispirazione dall’opera di William Shakespeare, “Giulio Cesare” e gli autori, i Fratelli Taviani, hanno vinto per questo bel documentario molti premi tra cui l’Orso d’Oro del prestigioso Festival di Berlino.

L’obiettivo della giornata “pubblica” svoltasi ad Opera è per stimolare tutti a riflettere su vari temi: il conflitto interiore, il desiderio di libertà, l’amore per la democrazia, il potere, il tradimento, il senso di colpa, il dolore innocente e il dolore colpevole, la manipolazione della folla, il potere delle parole, la morte, l’omicidio, il rapporto leader e seguaci, il rapporto con il gruppo/folla, i punti di vista e, a contorno, il valore dell’arte nella sua complessità artistica, teatrale, di lettura, scrittura e fotografia.

Questi argomenti erano già emersi nei Laboratori durante la lettura dei testi, in specifico di “Io e Dio” del teologo Vito Mancuso, presente in sala che ha discettato amabilmente con i detenuti poeti e scrittori soffermandosi anche sulla “regola d’oro del non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te o, in diversa ottica, fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”.

Barbara Rossi, gli educatori, i suoi colleghi, gli agenti della Polizia Penitenziaria ed anche Mancuso hanno evidenziato che “diffondere il piacere della lettura e della scrittura porta tutte le persone a stare meglio e a migliorarsi perché il potere delle parole sta in quei valori che liberano.

I dialoghi successivi si sono arricchiti con argomenti lontani dalla devianza, più legati alla socialità e alla condivisione, stimolanti le diverse citazioni letterali e teologiche e il confronto con i reclusi, fini narratori e scrittori che hanno poi recitato le loro poesie e racconti realizzati durante i laboratori nella biblioteca del carceraria.

“Questi incontri sono previsti dai recenti e innovativi programmi ministeriali – ha dichiarato il direttore di Opera, Giacinto Siciliano, convinto sostenitore che questa formula di lettura e spettacolo “oltre le mura” unisce.

Di più, il potere dei libri e della recitazione sono vincenti nel promuovere la partecipazione corale dei reclusi che si mettono in discussione anche con la coscienza, diventano meno aggressivi e più capaci di relazionarsi con gli altri. I dialoghi successivi si sono arricchiti con argomenti lontani dalla devianza, più legati alla socialità e alla condivisione.

In realtà, lavorando per la crescita intellettuale di tutte le persone coinvolte, si trovano le parole giuste per esprimere meglio sentimenti, solidarietà e impegno legati alle esperienze per la vita.

Il confronto che si realizza quando la realtà carceraria incontra il mondo esterno prevede momenti inattesi ed emozionanti e percorsi di riflessione, stimolo e apprendimento, circostanze che portano alla rieducazione di questi protagonisti che vogliono riscattarsi nella vita e vivere la quotidianità in modo costruttivo.

Con questo scopo, preannuncio il 1° Festival nazionale del teatro in carcere, in programmazione a Firenze”.

Il pubblico ha decisamente apprezzato queste attività, realizzate grazie al patrocinio di Regione Lombardia, Provincia e Comune di Milano e alla collaborazione dello Studio di Sergio Angeletti, noto divulgatore scientifico.

di Maria Lucia Caspani

LEGGERE LIBERA-MENTE AL CARCERE DI OPERA

I reclusi del Carcere maschile di massima sicurezza di Milano Opera seguono da anni diversi programmi di sviluppo, promozione umana e integrazione sociale curati da Cisproject, Associazione culturale presieduta da Barbara Rossi, psicologa esperta di interventi in gruppo.

Tra gli interventi collegati al progetto “Leggere Libera -Mente”, anche proiezioni di noti film, come avvenuto il 28 maggio 2012 con “Cesare deve morire”, pellicola girata nel 2012 a Rebibbia, coinvolti come attori persone detenute che hanno recitato ognuno nel proprio dialetto.

La trama trae ispirazione dall’opera di William Shakespeare, “Giulio Cesare” e gli autori, i Fratelli Taviani, hanno vinto per questo bel documentario molti premi tra cui l’Orso d’Oro del prestigioso Festival di Berlino.

L’obiettivo della giornata “pubblica” svoltasi ad Opera è per stimolare tutti a riflettere su vari temi: il conflitto interiore, il desiderio di libertà, l’amore per la democrazia, il potere, il tradimento, il senso di colpa, il dolore innocente e il dolore colpevole, la manipolazione della folla, il potere delle parole, la morte, l’omicidio, il rapporto leader e seguaci, il rapporto con il gruppo/folla, i punti di vista e, a contorno, il valore dell’arte nella sua complessità artistica, teatrale, di lettura, scrittura e fotografia.

Questi argomenti erano già emersi nei Laboratori durante la lettura dei testi, in specifico di “Io e Dio” del teologo Vito Mancuso, presente in sala che ha discettato amabilmente con i detenuti poeti e scrittori soffermandosi anche sulla “regola d’oro del non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te o, in diversa ottica, fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”.

Barbara Rossi, gli educatori, i suoi colleghi, gli agenti della Polizia Penitenziaria ed anche Mancuso hanno evidenziato che “diffondere il piacere della lettura e della scrittura porta tutte le persone a stare meglio e a migliorarsi perché il potere delle parole sta in quei valori che liberano.

I dialoghi successivi si sono arricchiti con argomenti lontani dalla devianza, più legati alla socialità e alla condivisione, stimolanti le diverse citazioni letterali e teologiche e il confronto con i reclusi, fini narratori e scrittori che hanno poi recitato le loro poesie e racconti realizzati durante i laboratori nella biblioteca del carceraria.

“Questi incontri sono previsti dai recenti e innovativi programmi ministeriali – ha dichiarato il direttore di Opera, Giacinto Siciliano, convinto sostenitore che questa formula di lettura e spettacolo “oltre le mura” unisce.

Di più, il potere dei libri e della recitazione sono vincenti nel promuovere la partecipazione corale dei reclusi che si mettono in discussione anche con la coscienza, diventano meno aggressivi e più capaci di relazionarsi con gli altri. I dialoghi successivi si sono arricchiti con argomenti lontani dalla devianza, più legati alla socialità e alla condivisione.

In realtà, lavorando per la crescita intellettuale di tutte le persone coinvolte, si trovano le parole giuste per esprimere meglio sentimenti, solidarietà e impegno legati alle esperienze per la vita.

Il confronto che si realizza quando la realtà carceraria incontra il mondo esterno prevede momenti inattesi ed emozionanti e percorsi di riflessione, stimolo e apprendimento, circostanze che portano alla rieducazione di questi protagonisti che vogliono riscattarsi nella vita e vivere la quotidianità in modo costruttivo.

Con questo scopo, preannuncio il 1° Festival nazionale del teatro in carcere, in programmazione a Firenze”.

Il pubblico ha decisamente apprezzato queste attività, realizzate grazie al patrocinio di Regione Lombardia, Provincia e Comune di Milano e alla collaborazione dello Studio di Sergio Angeletti, noto divulgatore scientifico.

di Maria Lucia Caspani

LEGGERE LIBERA-MENTE AL CARCERE DI OPERA

I reclusi del Carcere maschile di massima sicurezza di Milano Opera seguono da anni diversi programmi di sviluppo, promozione umana e integrazione sociale curati da Cisproject, Associazione culturale presieduta da Barbara Rossi, psicologa esperta di interventi in gruppo.

Tra gli interventi collegati al progetto “Leggere Libera -Mente”, anche proiezioni di noti film, come avvenuto il 28 maggio 2012 con “Cesare deve morire”, pellicola girata nel 2012 a Rebibbia, coinvolti come attori persone detenute che hanno recitato ognuno nel proprio dialetto.

La trama trae ispirazione dall’opera di William Shakespeare, “Giulio Cesare” e gli autori, i Fratelli Taviani, hanno vinto per questo bel documentario molti premi tra cui l’Orso d’Oro del prestigioso Festival di Berlino.

L’obiettivo della giornata “pubblica” svoltasi ad Opera è per stimolare tutti a riflettere su vari temi: il conflitto interiore, il desiderio di libertà, l’amore per la democrazia, il potere, il tradimento, il senso di colpa, il dolore innocente e il dolore colpevole, la manipolazione della folla, il potere delle parole, la morte, l’omicidio, il rapporto leader e seguaci, il rapporto con il gruppo/folla, i punti di vista e, a contorno, il valore dell’arte nella sua complessità artistica, teatrale, di lettura, scrittura e fotografia.

Questi argomenti erano già emersi nei Laboratori durante la lettura dei testi, in specifico di “Io e Dio” del teologo Vito Mancuso, presente in sala che ha discettato amabilmente con i detenuti poeti e scrittori soffermandosi anche sulla “regola d’oro del non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te o, in diversa ottica, fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”.

Barbara Rossi, gli educatori, i suoi colleghi, gli agenti della Polizia Penitenziaria ed anche Mancuso hanno evidenziato che “diffondere il piacere della lettura e della scrittura porta tutte le persone a stare meglio e a migliorarsi perché il potere delle parole sta in quei valori che liberano.

I dialoghi successivi si sono arricchiti con argomenti lontani dalla devianza, più legati alla socialità e alla condivisione, stimolanti le diverse citazioni letterali e teologiche e il confronto con i reclusi, fini narratori e scrittori che hanno poi recitato le loro poesie e racconti realizzati durante i laboratori nella biblioteca del carceraria.

“Questi incontri sono previsti dai recenti e innovativi programmi ministeriali – ha dichiarato il direttore di Opera, Giacinto Siciliano, convinto sostenitore che questa formula di lettura e spettacolo “oltre le mura” unisce.

Di più, il potere dei libri e della recitazione sono vincenti nel promuovere la partecipazione corale dei reclusi che si mettono in discussione anche con la coscienza, diventano meno aggressivi e più capaci di relazionarsi con gli altri. I dialoghi successivi si sono arricchiti con argomenti lontani dalla devianza, più legati alla socialità e alla condivisione.

In realtà, lavorando per la crescita intellettuale di tutte le persone coinvolte, si trovano le parole giuste per esprimere meglio sentimenti, solidarietà e impegno legati alle esperienze per la vita.

Il confronto che si realizza quando la realtà carceraria incontra il mondo esterno prevede momenti inattesi ed emozionanti e percorsi di riflessione, stimolo e apprendimento, circostanze che portano alla rieducazione di questi protagonisti che vogliono riscattarsi nella vita e vivere la quotidianità in modo costruttivo.

Con questo scopo, preannuncio il 1° Festival nazionale del teatro in carcere, in programmazione a Firenze”.

Il pubblico ha decisamente apprezzato queste attività, realizzate grazie al patrocinio di Regione Lombardia, Provincia e Comune di Milano e alla collaborazione dello Studio di Sergio Angeletti, noto divulgatore scientifico.

di Maria Lucia Caspani

LEGGERE LIBERA-MENTE AL CARCERE DI OPERA

I reclusi del Carcere maschile di massima sicurezza di Milano Opera seguono da anni diversi programmi di sviluppo, promozione umana e integrazione sociale curati da Cisproject, Associazione culturale presieduta da Barbara Rossi, psicologa esperta di interventi in gruppo.

Tra gli interventi collegati al progetto “Leggere Libera -Mente”, anche proiezioni di noti film, come avvenuto il 28 maggio 2012 con “Cesare deve morire”, pellicola girata nel 2012 a Rebibbia, coinvolti come attori persone detenute che hanno recitato ognuno nel proprio dialetto.

La trama trae ispirazione dall’opera di William Shakespeare, “Giulio Cesare” e gli autori, i Fratelli Taviani, hanno vinto per questo bel documentario molti premi tra cui l’Orso d’Oro del prestigioso Festival di Berlino.

L’obiettivo della giornata “pubblica” svoltasi ad Opera è per stimolare tutti a riflettere su vari temi: il conflitto interiore, il desiderio di libertà, l’amore per la democrazia, il potere, il tradimento, il senso di colpa, il dolore innocente e il dolore colpevole, la manipolazione della folla, il potere delle parole, la morte, l’omicidio, il rapporto leader e seguaci, il rapporto con il gruppo/folla, i punti di vista e, a contorno, il valore dell’arte nella sua complessità artistica, teatrale, di lettura, scrittura e fotografia.

Questi argomenti erano già emersi nei Laboratori durante la lettura dei testi, in specifico di “Io e Dio” del teologo Vito Mancuso, presente in sala che ha discettato amabilmente con i detenuti poeti e scrittori soffermandosi anche sulla “regola d’oro del non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te o, in diversa ottica, fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”.

Barbara Rossi, gli educatori, i suoi colleghi, gli agenti della Polizia Penitenziaria ed anche Mancuso hanno evidenziato che “diffondere il piacere della lettura e della scrittura porta tutte le persone a stare meglio e a migliorarsi perché il potere delle parole sta in quei valori che liberano.

I dialoghi successivi si sono arricchiti con argomenti lontani dalla devianza, più legati alla socialità e alla condivisione, stimolanti le diverse citazioni letterali e teologiche e il confronto con i reclusi, fini narratori e scrittori che hanno poi recitato le loro poesie e racconti realizzati durante i laboratori nella biblioteca del carceraria.

“Questi incontri sono previsti dai recenti e innovativi programmi ministeriali – ha dichiarato il direttore di Opera, Giacinto Siciliano, convinto sostenitore che questa formula di lettura e spettacolo “oltre le mura” unisce.

Di più, il potere dei libri e della recitazione sono vincenti nel promuovere la partecipazione corale dei reclusi che si mettono in discussione anche con la coscienza, diventano meno aggressivi e più capaci di relazionarsi con gli altri. I dialoghi successivi si sono arricchiti con argomenti lontani dalla devianza, più legati alla socialità e alla condivisione.

In realtà, lavorando per la crescita intellettuale di tutte le persone coinvolte, si trovano le parole giuste per esprimere meglio sentimenti, solidarietà e impegno legati alle esperienze per la vita.

Il confronto che si realizza quando la realtà carceraria incontra il mondo esterno prevede momenti inattesi ed emozionanti e percorsi di riflessione, stimolo e apprendimento, circostanze che portano alla rieducazione di questi protagonisti che vogliono riscattarsi nella vita e vivere la quotidianità in modo costruttivo.

Con questo scopo, preannuncio il 1° Festival nazionale del teatro in carcere, in programmazione a Firenze”.

Il pubblico ha decisamente apprezzato queste attività, realizzate grazie al patrocinio di Regione Lombardia, Provincia e Comune di Milano e alla collaborazione dello Studio di Sergio Angeletti, noto divulgatore scientifico.

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