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Libri per ‘evadere’

di Silvia Pogliaghi

Si è tenuto nei giorni scorsi a Milano il 4° CONVEGNO NAZIONALE SULLE BIBLIOTECHE CARCERARIE dal titolo Il bibliotecario carcerario: una nuova professione?, promosso da AIB Associazione Italiana Biblioteche – Sezione Lombardia, Università degli Studi di Milano e Brianza Biblioteche, con il contributo di Fondazione Cariplo.

E’ un progetto ‘giovane’ ma soprattutto un’importante tappa di un percorso nato nel 2001 ,che ha consentito a tutti coloro che lavorano nelle biblioteche carcerarie di incontrarsi e conoscersi, anche di persona, per fare il punto ed elaborare un modello operativo comune e per la realizzazione di un protocollo d’intesa nazionale che regolamenti i rapporti tra carcere ed enti locali in relazione alla gestione dei servizi di biblioteca.
Il lavoro degli ultimi anni all’interno delle biblioteche carcerarie ha fatto emergere
chiaramente la necessità di delineare in modo specifico la figura professionale del
bibliotecario carcerario, individuandone precise competenze, ruolo e funzioni, così da
proporre modelli organizzati finalizzati all’introduzione della sua figura nel sistema delle
carceri italiane.
E… galeotto fu il libro.. che entra nelle carceri per far evadere...

Da fuori, non ci si rende conto dell’importanza che può avere la lettura di un libro alle persone in regime di restrizione, fino a quando non senti affermare da loro stessi che rinuncerebbero volentieri all’unica ora d’aria di cui possono godere, per poter leggere in serenità.

I libri delle biblioteche dovrebbero essere a disposizione di tutti, ma proprio tutti, è una  ‘ legge’ di cui se ne perde il senso, se qualcuno ne venisse escluso… le persone detenute ad esempio.

Allora, ecco la soluzione: le biblioteche stesse ‘entrano dentro.

Un esempio per tutti: il carcere di Monza che nel 2007 ha ‘aperto’ la sua biblioteca dove, attualmente, si ha accesso anche per poter scrivere, cosa non facile, a quanto pare, quando si convive in una cella, spesso, con altre 5 o 6 persone detenute.
La biblioteca carceraria va quindi considerata a tutti gli effetti un organismo che cresce, un polo culturale a cui far convergere diverse opportunità.

Nasce quindi l’esigenza di una nuova professionalità il ‘bibliotecario carcerario’ una figura palesemente formata, che sia in grado di guidare nella scelta del libro ‘giusto’.
Da un questionario sottoposto alle persone detenute nella regione Marche spiccano al primo posto richieste per libri di poesia e teatro, al secondo posto libri che riguardano la scienza e al terzo, libri che riguardano le religioni. Richiestissimi anche libri in lingua straniera vista la presenza massiccia di stranieri, inoltre, le persone detenute richiedono spesso anche libri che riguardano le leggi italiane.
Da bibliotecario carcerario esterno a bibliotecario carcerario ‘dentro’ il passo è breve.
San Vittore ha visto per primo, il formarsi di questa nuova figura di bibliotecario carcerario tra i suoi stessi ‘utenti’.
Paolo, Francesco e Sam hanno infatti superato l’esame e ribadiscono l’importanza del leggere in carcere, per sentirsi vivi e per avere una quasi dimensione di normalità. Con la ‘benedizione’ della Direttrice di San Vittore Gloria Manzelli.

http://www.tmnews.it/web/sezioni/inchiesta/20130122_video_17450734.shtml

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