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Settimana moda: crisi non ferma made in Italy, export +10%

di Maria Lucia Caspani

Settimana della moda: la crisi non ferma il made in Italy, +10% le esportazioni. E si guarda all’Oriente: Cina secondo mercato, superati gli Stati Uniti. Mentre la Grecia crolla (-75%). In Europa 6 imprese ogni 100 del settore moda sono lombarde: 60 mila addetti e quasi 11 mila imprese. Fare shopping a Milano conviene: per vestire una donna si spende tra il 50% e il 140% in meno rispetto a Mosca o Pechino. L’indotto moda legato al turismo sfiora un miliardo all’anno Settimana della moda: Milano si conferma capitale sia in Italia che all’estero. Nel 2012 le esportazioni del settore moda milanese (tessile e abbigliamento) sono cresciute di ben il 10,2% rispetto al +2,2% italiano e al +3,5% del totale export milanese anche in altri settori. Una crescita trainata dai nuovi mercati: le esportazioni verso l’Asia orientale hanno un boom (+29,3%), in particolare Corea del Sud (+64%), Singapore (+49,4%) e Cina (+36,2%). E proprio la Cina (considerata assieme ad Hong Kong) diventa per la prima volta il secondo mercato di riferimento per la moda milanese (con oltre 400 milioni di euro), subito dopo la Francia (441 milioni) e prima degli Stati Uniti (342 milioni) e Giappone (257 milioni). Bene anche le esportazioni verso un altro grande mercato emergente, ovvero il Brasile (+56,1%). In Europa le esportazioni di moda aumentano del 6,4%, ma non in Grecia (-75,2% l’export di moda per effetto della crisi). D’altra parte la moda milanese oltre che per la sua qualità, conviene. Tra i dieci grandi centri (tradizionali ed emergenti) della moda mondiale, per vestire (di marca) una donna dalla testa ai piedi occorrono in media a Milano 661 euro. Solo New York risulta più conveniente, mentre Parigi rimane sullo stesso livello (572 euro). Decisamente più costose le altre città, in Europa (Berlino: 777 euro, Londra: 824) e nel mondo: a Tokyo si superano gli 800 euro, a Mosca si sfiorano i 1.000 euro (+47% rispetto a Milano) e a Pechino ci vogliono quasi 1.600 euro (+138%). E la competitività sui prezzi e sulla qualità paga: all’anno, il giro di affari prodotto dal turismo per shopping nel capoluogo lombardo si aggira su 1 miliardo di euro. D’altra parte fare shopping rappresenta un motivo che spinge a restare più a lungo a Milano per quasi un turista su due (42,8%), soprattutto tra gli stranieri (47%). Ma il settore della moda a Milano porta anche imprese e lavoro: nel settore moda e design sono attive quasi 11 mila imprese (5,5% del dato nazionale) che danno lavoro a 56 mila persone (il 6,1% del dato nazionale) per un valore della produzione annua pari a 15,2 miliardi di euro. Ed è un settore dinamico: le imprese iscritte in tre anni (dal 2009 al 2012) sono aumentate del 27,7%, rispetto all’11,2% lombardo e al –4,1% nazionale. E allora non stupisce se complessivamente la Lombardia sia la seconda regione in Europa per numero di imprese del settore moda-manifatturiero (6 imprese di moda ogni 100). Nel solo settore dell’abbigliamento, la Lombardia passa al primo posto, mentre l’Île de France e Parigi si devono accontentare del terzo posto. I dati emergono da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sugli ultimi dati disponibili di statistiche internazionali prezzi relative al 2012 su marche di vestito comparabili, su dati Eurostat, Coeweb, Registro imprese e sulla ricerca “Shopping a Milano” in collaborazione con IULM.
www.mi.camcom.it

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