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di Maria Lucia Caspani

7 – 8 Settembre 2012 MILANO FASHION GLOBAL SUMMIT 11TH EDITION Cina e Italia, due sarti in un mercato globale Nuove sfide, nuove opportunità di business e partnership

Romiti: nel 2013 i cinesi spenderanno 1 mld in Italia

Merrill Lynch: la Cina rappresenta circa il 10% dei consumi mondiali del settore lusso; un dato che nel 2015 secondo gli analisti dovrebbe arrivare fino al 20%. Il cliente cinese diventa una categoria importantissima per tutte le società del mondo lusso.

Il 7 settembre, a Palazzo Mezzanotte, si sono aperti i lavori dell’undicesima edizione del Milano Fashion Global Summit, un evento organizzato da Class Editori in collaborazione con The Wall Street Journal, la Camera Nazionale della Moda Italiana e Merrill Lynch.

L’evento “Cina e Italia, due sarti in un mercato globale è stato magistralmente condotto da Mariangela Rossi. Nuove sfide, nuove opportunità di business e partnership”, è dedicato allo sviluppo del made in Italy in Cina, un mercato dall’enorme potenziale. Un confronto a 360 gradi fra i protagonisti del fashion dell’Occidente e i marchi emergenti dell’Estremo Oriente. Di seguito una sintesi di alcuni fra gli interventi più significativi della giornata:

Cesare Romiti, Presidente della Fondazione Italia Cina: “Abbiamo calcolato che il prossimo anno la spesa dei turisti cinesi in Italia potrebbe aggirarsi intorno al miliardo di euro”. La stima e’ calcolata sulla base “dell’incremento del turismo cinese nel nostro Paese”, ha chiarito Romiti. “Il turista cinese in Italia spende in media 11 mila euro per ogni viaggio. E’opportuno dunque lavorare per incentivare una sempre maggiore presenza cinese nel nostro paese”.

Du Yuzhou, presidente onorario del China Textile and Apparel Council: “Occorre approfondire la collaborazione con l’Italia per superare questo momento difficile da un punto di vista economico e consolidare la nostra posizione attuale nel territorio italiano. L’Italia ha registrato un aumento delle esportazioni verso la Cina del 20%, che invece ha registrato un calo del 20% verso l’Unione Europea a causa della crisi economica. Dobbiamo studiare un modo per cooperare perché questa collaborazione porterà sviluppo reciproco a entrambi i Paesi”.

Mario Boselli, Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana: “C’e’ una fascia intermedia che non puo’ comprare i prodotti del lusso francese o italiano che pero’ cerca qualcosa di meglio del basico cinese. Quello e’ il nostro target. E’ lo spazio per le piccole e medie imprese che vogliono andare in Cina perche’ c’e’ fame di nuovi brand a prezzi ragionevoli ma che siano produttori veri del made in Italy”. Il Cav. Boselli ha poi presentato un vero e proprio decalogo per creare delle opportunita’ di business per le aziende italiane nei confronti del mercato cinese. “Il primo punto e’ creare un reciproco accesso al mercato cinese ed europeo, soprattutto attraverso l’Italia. Occorre che i brand cinesi siano presenti alle manifestazioni espositive italiane e che l’Italia partecipi alle manifestazioni cinesi. Bisogna incrementare le esportazioni dei prodotti tessili italiani in Cina. E’ necessario lavorare per far entrare nel mercato cinese le pmi italiane e infine bisogna approfondire l’area della formazione professionale”.

Wu Jianmin, Presidente, Shandong Showlong Fashion Co., Ltd.: “Agli imprenditori italiani sento di consigliare di puntare anche sulle città cinesi di seconda o terza fascia, non soltanto Shanghai o Pechino, perché in questo modo potranno comprendere meglio le caratteristiche e la segmentazione del mercato dei consumatori nel nostro Paese. Soltanto frequentando le città di seconda e terza fascia è possibile capire il vero valore e l’evoluzione del mercato cinese, riuscendo in questo modo a sfruttare al meglio le opportunità offerte dal nostro mercato”.

Saverio Moschillo, Presidente John Richmond e Vice Presidente, CNMI: “Il rallentamento dell’economia cinese influisce in modo diverso sulle diverse fasce del mercato della moda del Paese. Il rallentamento si percepisce soprattutto sulle linee di prodotto medio basse, mentre la progressiva crescita della classe medio alta continua a favorire le linee di prodotto di fascia medio alta e di lusso”.

Vittorio Missoni, Ceo, Missoni: “Per un rapporto di brand cooperation proficuo, in un paese come la Cina è importante puntare su un partner affidabile e di qualità, ma ancor più importante per i marchi internazionali è educare il partner scelto e il mercato, in modo da conquistare e fidelizzare al brand la clientela”.

Gianluca Brozzetti, Ceo, Roberto Cavalli Group: “Approfitto di questa prestigiosa platea cinese e della presenza di un rappresentante del governo per lanciare un appello: è necessario adottare delle misure che garantiscano pari opportunità agli imprenditori italiani che vogliono entrare sul mercato cinese. In Cina le tasse di importazione, pur essendo scese, sono ancora molto alte e le procedure amministrative bancarie troppo complicate. Difficile l’ottenimento dei visti per chi intende lavorare nel Paese. Importante, infine, migliorare le norme sulla proibizione dei falsi”.

Paolo Zegna ,Vice Presidente di Confindustria con delega all’Internazionalizzazione: “Nel breve non credo possibile un recupero del mercato italiano ed europeo del lusso e la strada per tornare ai livelli pre-crisi è ancora lunga. Quest’anno le esportazioni sono tendenzialmente negative, ad eccezione di food e abbigliamento che stanno crescendo, perché si tratta di settori che seguono con attenzione l’evoluzione del consumatore. Credo che oggi sia cruciale far conoscere al mercato cinese tutto il made in Italy di qualità e non soltanto i grandi marchi. Per questo è importante favorire la presenza delle pmi italiane alle fiere espositive in Cina e iniziare a considerare i cinesi non solo come acquirenti, ma come importanti partner”.

Lavinia Biagiotti, Vice Presidente Biagiotti Group: “Per i giovani cinesi la tecnologia e i social network hanno una grande importanza, tanto che, secondo recenti stime, il 65% dei giovani cinesi prima di fare un acquisto si informa su internet e spesso fanno i loro acquisti online. E’ quindi fondamentale che un’azienda che intende rivolgersi al mercato dei giovani cinesi tenga in considerazione questo aspetto e si attrezzi a livello tecnologico per raggiungere e farsi conoscere da questa fascia di consumatori”.

Paola Durante, Managing Director Investment Banking Division and Head of the Corporate Broking Italy, Bank of America Merrill Lynch: “La popolazione cinese negli ultimi 10 anni è cresciuta un po’ meno dell’1% medio annuo ed è una popolazione che sta invecchiando, sta diventando più “matura”. Un dato importante perché sappiamo che le persone di età tra i 30 e i 50 anni sono i consumatori ideali per il mondo del lusso, sono quindi vicini a raggiungere il massimo della capacità economica e possono spendere acquistando questi beni. Una ricerca Capgemini indica che oggi in Cina ci sono otre 2 milioni di HNWI, ossia le persone che hanno un net income disponibile di oltre un milione di dollari e un’età media di 39 anni. Dieci anni fa c’erano già alcuni brand italiani e oggi sono di più e hanno un’ottima presenza anche a livello retail sul territorio cinese anche nelle città di seconda e terza fascia. I consumatori cinesi del lusso comprano in Cina, ma anche all’estero, soprattutto gli HNWI che viaggiano all’estero sempre più per shopping in Europa e in USA. Nel breve, i dati economici mostrano un certo rallentamento dell’economia cinese ma sicuramente il mercato cinese rimane un driver importante per lo sviluppo del settore. Oggi la Cina rappresenta circa il 10% dei consumi mondiali del settore lusso; un dato che nel 2015 secondo gli analisti dovrebbe arrivare fino al 20%. Quindi il cliente cinese diventa una categoria importantissima per tutte le società del mondo lusso”.

di Maria Lucia Caspani

7 – 8 Settembre 2012 MILANO FASHION GLOBAL SUMMIT 11TH EDITION Cina e Italia, due sarti in un mercato globale Nuove sfide, nuove opportunità di business e partnership

Romiti: nel 2013 i cinesi spenderanno 1 mld in Italia

Merrill Lynch: la Cina rappresenta circa il 10% dei consumi mondiali del settore lusso; un dato che nel 2015 secondo gli analisti dovrebbe arrivare fino al 20%. Il cliente cinese diventa una categoria importantissima per tutte le società del mondo lusso.

Il 7 settembre, a Palazzo Mezzanotte, si sono aperti i lavori dell’undicesima edizione del Milano Fashion Global Summit, un evento organizzato da Class Editori in collaborazione con The Wall Street Journal, la Camera Nazionale della Moda Italiana e Merrill Lynch.

L’evento “Cina e Italia, due sarti in un mercato globale è stato magistralmente condotto da Mariangela Rossi. Nuove sfide, nuove opportunità di business e partnership”, è dedicato allo sviluppo del made in Italy in Cina, un mercato dall’enorme potenziale. Un confronto a 360 gradi fra i protagonisti del fashion dell’Occidente e i marchi emergenti dell’Estremo Oriente. Di seguito una sintesi di alcuni fra gli interventi più significativi della giornata:

Cesare Romiti, Presidente della Fondazione Italia Cina: “Abbiamo calcolato che il prossimo anno la spesa dei turisti cinesi in Italia potrebbe aggirarsi intorno al miliardo di euro”. La stima e’ calcolata sulla base “dell’incremento del turismo cinese nel nostro Paese”, ha chiarito Romiti. “Il turista cinese in Italia spende in media 11 mila euro per ogni viaggio. E’opportuno dunque lavorare per incentivare una sempre maggiore presenza cinese nel nostro paese”.

Du Yuzhou, presidente onorario del China Textile and Apparel Council: “Occorre approfondire la collaborazione con l’Italia per superare questo momento difficile da un punto di vista economico e consolidare la nostra posizione attuale nel territorio italiano. L’Italia ha registrato un aumento delle esportazioni verso la Cina del 20%, che invece ha registrato un calo del 20% verso l’Unione Europea a causa della crisi economica. Dobbiamo studiare un modo per cooperare perché questa collaborazione porterà sviluppo reciproco a entrambi i Paesi”.

Mario Boselli, Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana: “C’e’ una fascia intermedia che non puo’ comprare i prodotti del lusso francese o italiano che pero’ cerca qualcosa di meglio del basico cinese. Quello e’ il nostro target. E’ lo spazio per le piccole e medie imprese che vogliono andare in Cina perche’ c’e’ fame di nuovi brand a prezzi ragionevoli ma che siano produttori veri del made in Italy”. Il Cav. Boselli ha poi presentato un vero e proprio decalogo per creare delle opportunita’ di business per le aziende italiane nei confronti del mercato cinese. “Il primo punto e’ creare un reciproco accesso al mercato cinese ed europeo, soprattutto attraverso l’Italia. Occorre che i brand cinesi siano presenti alle manifestazioni espositive italiane e che l’Italia partecipi alle manifestazioni cinesi. Bisogna incrementare le esportazioni dei prodotti tessili italiani in Cina. E’ necessario lavorare per far entrare nel mercato cinese le pmi italiane e infine bisogna approfondire l’area della formazione professionale”.

Wu Jianmin, Presidente, Shandong Showlong Fashion Co., Ltd.: “Agli imprenditori italiani sento di consigliare di puntare anche sulle città cinesi di seconda o terza fascia, non soltanto Shanghai o Pechino, perché in questo modo potranno comprendere meglio le caratteristiche e la segmentazione del mercato dei consumatori nel nostro Paese. Soltanto frequentando le città di seconda e terza fascia è possibile capire il vero valore e l’evoluzione del mercato cinese, riuscendo in questo modo a sfruttare al meglio le opportunità offerte dal nostro mercato”.

Saverio Moschillo, Presidente John Richmond e Vice Presidente, CNMI: “Il rallentamento dell’economia cinese influisce in modo diverso sulle diverse fasce del mercato della moda del Paese. Il rallentamento si percepisce soprattutto sulle linee di prodotto medio basse, mentre la progressiva crescita della classe medio alta continua a favorire le linee di prodotto di fascia medio alta e di lusso”.

Vittorio Missoni, Ceo, Missoni: “Per un rapporto di brand cooperation proficuo, in un paese come la Cina è importante puntare su un partner affidabile e di qualità, ma ancor più importante per i marchi internazionali è educare il partner scelto e il mercato, in modo da conquistare e fidelizzare al brand la clientela”.

Gianluca Brozzetti, Ceo, Roberto Cavalli Group: “Approfitto di questa prestigiosa platea cinese e della presenza di un rappresentante del governo per lanciare un appello: è necessario adottare delle misure che garantiscano pari opportunità agli imprenditori italiani che vogliono entrare sul mercato cinese. In Cina le tasse di importazione, pur essendo scese, sono ancora molto alte e le procedure amministrative bancarie troppo complicate. Difficile l’ottenimento dei visti per chi intende lavorare nel Paese. Importante, infine, migliorare le norme sulla proibizione dei falsi”.

Paolo Zegna ,Vice Presidente di Confindustria con delega all’Internazionalizzazione: “Nel breve non credo possibile un recupero del mercato italiano ed europeo del lusso e la strada per tornare ai livelli pre-crisi è ancora lunga. Quest’anno le esportazioni sono tendenzialmente negative, ad eccezione di food e abbigliamento che stanno crescendo, perché si tratta di settori che seguono con attenzione l’evoluzione del consumatore. Credo che oggi sia cruciale far conoscere al mercato cinese tutto il made in Italy di qualità e non soltanto i grandi marchi. Per questo è importante favorire la presenza delle pmi italiane alle fiere espositive in Cina e iniziare a considerare i cinesi non solo come acquirenti, ma come importanti partner”.

Lavinia Biagiotti, Vice Presidente Biagiotti Group: “Per i giovani cinesi la tecnologia e i social network hanno una grande importanza, tanto che, secondo recenti stime, il 65% dei giovani cinesi prima di fare un acquisto si informa su internet e spesso fanno i loro acquisti online. E’ quindi fondamentale che un’azienda che intende rivolgersi al mercato dei giovani cinesi tenga in considerazione questo aspetto e si attrezzi a livello tecnologico per raggiungere e farsi conoscere da questa fascia di consumatori”.

Paola Durante, Managing Director Investment Banking Division and Head of the Corporate Broking Italy, Bank of America Merrill Lynch: “La popolazione cinese negli ultimi 10 anni è cresciuta un po’ meno dell’1% medio annuo ed è una popolazione che sta invecchiando, sta diventando più “matura”. Un dato importante perché sappiamo che le persone di età tra i 30 e i 50 anni sono i consumatori ideali per il mondo del lusso, sono quindi vicini a raggiungere il massimo della capacità economica e possono spendere acquistando questi beni. Una ricerca Capgemini indica che oggi in Cina ci sono otre 2 milioni di HNWI, ossia le persone che hanno un net income disponibile di oltre un milione di dollari e un’età media di 39 anni. Dieci anni fa c’erano già alcuni brand italiani e oggi sono di più e hanno un’ottima presenza anche a livello retail sul territorio cinese anche nelle città di seconda e terza fascia. I consumatori cinesi del lusso comprano in Cina, ma anche all’estero, soprattutto gli HNWI che viaggiano all’estero sempre più per shopping in Europa e in USA. Nel breve, i dati economici mostrano un certo rallentamento dell’economia cinese ma sicuramente il mercato cinese rimane un driver importante per lo sviluppo del settore. Oggi la Cina rappresenta circa il 10% dei consumi mondiali del settore lusso; un dato che nel 2015 secondo gli analisti dovrebbe arrivare fino al 20%. Quindi il cliente cinese diventa una categoria importantissima per tutte le società del mondo lusso”.

di Maria Lucia Caspani

7 – 8 Settembre 2012 MILANO FASHION GLOBAL SUMMIT 11TH EDITION Cina e Italia, due sarti in un mercato globale Nuove sfide, nuove opportunità di business e partnership

Romiti: nel 2013 i cinesi spenderanno 1 mld in Italia

Merrill Lynch: la Cina rappresenta circa il 10% dei consumi mondiali del settore lusso; un dato che nel 2015 secondo gli analisti dovrebbe arrivare fino al 20%. Il cliente cinese diventa una categoria importantissima per tutte le società del mondo lusso.

Il 7 settembre, a Palazzo Mezzanotte, si sono aperti i lavori dell’undicesima edizione del Milano Fashion Global Summit, un evento organizzato da Class Editori in collaborazione con The Wall Street Journal, la Camera Nazionale della Moda Italiana e Merrill Lynch.

L’evento “Cina e Italia, due sarti in un mercato globale è stato magistralmente condotto da Mariangela Rossi. Nuove sfide, nuove opportunità di business e partnership”, è dedicato allo sviluppo del made in Italy in Cina, un mercato dall’enorme potenziale. Un confronto a 360 gradi fra i protagonisti del fashion dell’Occidente e i marchi emergenti dell’Estremo Oriente. Di seguito una sintesi di alcuni fra gli interventi più significativi della giornata:

Cesare Romiti, Presidente della Fondazione Italia Cina: “Abbiamo calcolato che il prossimo anno la spesa dei turisti cinesi in Italia potrebbe aggirarsi intorno al miliardo di euro”. La stima e’ calcolata sulla base “dell’incremento del turismo cinese nel nostro Paese”, ha chiarito Romiti. “Il turista cinese in Italia spende in media 11 mila euro per ogni viaggio. E’opportuno dunque lavorare per incentivare una sempre maggiore presenza cinese nel nostro paese”.

Du Yuzhou, presidente onorario del China Textile and Apparel Council: “Occorre approfondire la collaborazione con l’Italia per superare questo momento difficile da un punto di vista economico e consolidare la nostra posizione attuale nel territorio italiano. L’Italia ha registrato un aumento delle esportazioni verso la Cina del 20%, che invece ha registrato un calo del 20% verso l’Unione Europea a causa della crisi economica. Dobbiamo studiare un modo per cooperare perché questa collaborazione porterà sviluppo reciproco a entrambi i Paesi”.

Mario Boselli, Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana: “C’e’ una fascia intermedia che non puo’ comprare i prodotti del lusso francese o italiano che pero’ cerca qualcosa di meglio del basico cinese. Quello e’ il nostro target. E’ lo spazio per le piccole e medie imprese che vogliono andare in Cina perche’ c’e’ fame di nuovi brand a prezzi ragionevoli ma che siano produttori veri del made in Italy”. Il Cav. Boselli ha poi presentato un vero e proprio decalogo per creare delle opportunita’ di business per le aziende italiane nei confronti del mercato cinese. “Il primo punto e’ creare un reciproco accesso al mercato cinese ed europeo, soprattutto attraverso l’Italia. Occorre che i brand cinesi siano presenti alle manifestazioni espositive italiane e che l’Italia partecipi alle manifestazioni cinesi. Bisogna incrementare le esportazioni dei prodotti tessili italiani in Cina. E’ necessario lavorare per far entrare nel mercato cinese le pmi italiane e infine bisogna approfondire l’area della formazione professionale”.

Wu Jianmin, Presidente, Shandong Showlong Fashion Co., Ltd.: “Agli imprenditori italiani sento di consigliare di puntare anche sulle città cinesi di seconda o terza fascia, non soltanto Shanghai o Pechino, perché in questo modo potranno comprendere meglio le caratteristiche e la segmentazione del mercato dei consumatori nel nostro Paese. Soltanto frequentando le città di seconda e terza fascia è possibile capire il vero valore e l’evoluzione del mercato cinese, riuscendo in questo modo a sfruttare al meglio le opportunità offerte dal nostro mercato”.

Saverio Moschillo, Presidente John Richmond e Vice Presidente, CNMI: “Il rallentamento dell’economia cinese influisce in modo diverso sulle diverse fasce del mercato della moda del Paese. Il rallentamento si percepisce soprattutto sulle linee di prodotto medio basse, mentre la progressiva crescita della classe medio alta continua a favorire le linee di prodotto di fascia medio alta e di lusso”.

Vittorio Missoni, Ceo, Missoni: “Per un rapporto di brand cooperation proficuo, in un paese come la Cina è importante puntare su un partner affidabile e di qualità, ma ancor più importante per i marchi internazionali è educare il partner scelto e il mercato, in modo da conquistare e fidelizzare al brand la clientela”.

Gianluca Brozzetti, Ceo, Roberto Cavalli Group: “Approfitto di questa prestigiosa platea cinese e della presenza di un rappresentante del governo per lanciare un appello: è necessario adottare delle misure che garantiscano pari opportunità agli imprenditori italiani che vogliono entrare sul mercato cinese. In Cina le tasse di importazione, pur essendo scese, sono ancora molto alte e le procedure amministrative bancarie troppo complicate. Difficile l’ottenimento dei visti per chi intende lavorare nel Paese. Importante, infine, migliorare le norme sulla proibizione dei falsi”.

Paolo Zegna ,Vice Presidente di Confindustria con delega all’Internazionalizzazione: “Nel breve non credo possibile un recupero del mercato italiano ed europeo del lusso e la strada per tornare ai livelli pre-crisi è ancora lunga. Quest’anno le esportazioni sono tendenzialmente negative, ad eccezione di food e abbigliamento che stanno crescendo, perché si tratta di settori che seguono con attenzione l’evoluzione del consumatore. Credo che oggi sia cruciale far conoscere al mercato cinese tutto il made in Italy di qualità e non soltanto i grandi marchi. Per questo è importante favorire la presenza delle pmi italiane alle fiere espositive in Cina e iniziare a considerare i cinesi non solo come acquirenti, ma come importanti partner”.

Lavinia Biagiotti, Vice Presidente Biagiotti Group: “Per i giovani cinesi la tecnologia e i social network hanno una grande importanza, tanto che, secondo recenti stime, il 65% dei giovani cinesi prima di fare un acquisto si informa su internet e spesso fanno i loro acquisti online. E’ quindi fondamentale che un’azienda che intende rivolgersi al mercato dei giovani cinesi tenga in considerazione questo aspetto e si attrezzi a livello tecnologico per raggiungere e farsi conoscere da questa fascia di consumatori”.

Paola Durante, Managing Director Investment Banking Division and Head of the Corporate Broking Italy, Bank of America Merrill Lynch: “La popolazione cinese negli ultimi 10 anni è cresciuta un po’ meno dell’1% medio annuo ed è una popolazione che sta invecchiando, sta diventando più “matura”. Un dato importante perché sappiamo che le persone di età tra i 30 e i 50 anni sono i consumatori ideali per il mondo del lusso, sono quindi vicini a raggiungere il massimo della capacità economica e possono spendere acquistando questi beni. Una ricerca Capgemini indica che oggi in Cina ci sono otre 2 milioni di HNWI, ossia le persone che hanno un net income disponibile di oltre un milione di dollari e un’età media di 39 anni. Dieci anni fa c’erano già alcuni brand italiani e oggi sono di più e hanno un’ottima presenza anche a livello retail sul territorio cinese anche nelle città di seconda e terza fascia. I consumatori cinesi del lusso comprano in Cina, ma anche all’estero, soprattutto gli HNWI che viaggiano all’estero sempre più per shopping in Europa e in USA. Nel breve, i dati economici mostrano un certo rallentamento dell’economia cinese ma sicuramente il mercato cinese rimane un driver importante per lo sviluppo del settore. Oggi la Cina rappresenta circa il 10% dei consumi mondiali del settore lusso; un dato che nel 2015 secondo gli analisti dovrebbe arrivare fino al 20%. Quindi il cliente cinese diventa una categoria importantissima per tutte le società del mondo lusso”.

di Maria Lucia Caspani

7 – 8 Settembre 2012 MILANO FASHION GLOBAL SUMMIT 11TH EDITION Cina e Italia, due sarti in un mercato globale Nuove sfide, nuove opportunità di business e partnership

Romiti: nel 2013 i cinesi spenderanno 1 mld in Italia

Merrill Lynch: la Cina rappresenta circa il 10% dei consumi mondiali del settore lusso; un dato che nel 2015 secondo gli analisti dovrebbe arrivare fino al 20%. Il cliente cinese diventa una categoria importantissima per tutte le società del mondo lusso.

Il 7 settembre, a Palazzo Mezzanotte, si sono aperti i lavori dell’undicesima edizione del Milano Fashion Global Summit, un evento organizzato da Class Editori in collaborazione con The Wall Street Journal, la Camera Nazionale della Moda Italiana e Merrill Lynch.

L’evento “Cina e Italia, due sarti in un mercato globale è stato magistralmente condotto da Mariangela Rossi. Nuove sfide, nuove opportunità di business e partnership”, è dedicato allo sviluppo del made in Italy in Cina, un mercato dall’enorme potenziale. Un confronto a 360 gradi fra i protagonisti del fashion dell’Occidente e i marchi emergenti dell’Estremo Oriente. Di seguito una sintesi di alcuni fra gli interventi più significativi della giornata:

Cesare Romiti, Presidente della Fondazione Italia Cina: “Abbiamo calcolato che il prossimo anno la spesa dei turisti cinesi in Italia potrebbe aggirarsi intorno al miliardo di euro”. La stima e’ calcolata sulla base “dell’incremento del turismo cinese nel nostro Paese”, ha chiarito Romiti. “Il turista cinese in Italia spende in media 11 mila euro per ogni viaggio. E’opportuno dunque lavorare per incentivare una sempre maggiore presenza cinese nel nostro paese”.

Du Yuzhou, presidente onorario del China Textile and Apparel Council: “Occorre approfondire la collaborazione con l’Italia per superare questo momento difficile da un punto di vista economico e consolidare la nostra posizione attuale nel territorio italiano. L’Italia ha registrato un aumento delle esportazioni verso la Cina del 20%, che invece ha registrato un calo del 20% verso l’Unione Europea a causa della crisi economica. Dobbiamo studiare un modo per cooperare perché questa collaborazione porterà sviluppo reciproco a entrambi i Paesi”.

Mario Boselli, Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana: “C’e’ una fascia intermedia che non puo’ comprare i prodotti del lusso francese o italiano che pero’ cerca qualcosa di meglio del basico cinese. Quello e’ il nostro target. E’ lo spazio per le piccole e medie imprese che vogliono andare in Cina perche’ c’e’ fame di nuovi brand a prezzi ragionevoli ma che siano produttori veri del made in Italy”. Il Cav. Boselli ha poi presentato un vero e proprio decalogo per creare delle opportunita’ di business per le aziende italiane nei confronti del mercato cinese. “Il primo punto e’ creare un reciproco accesso al mercato cinese ed europeo, soprattutto attraverso l’Italia. Occorre che i brand cinesi siano presenti alle manifestazioni espositive italiane e che l’Italia partecipi alle manifestazioni cinesi. Bisogna incrementare le esportazioni dei prodotti tessili italiani in Cina. E’ necessario lavorare per far entrare nel mercato cinese le pmi italiane e infine bisogna approfondire l’area della formazione professionale”.

Wu Jianmin, Presidente, Shandong Showlong Fashion Co., Ltd.: “Agli imprenditori italiani sento di consigliare di puntare anche sulle città cinesi di seconda o terza fascia, non soltanto Shanghai o Pechino, perché in questo modo potranno comprendere meglio le caratteristiche e la segmentazione del mercato dei consumatori nel nostro Paese. Soltanto frequentando le città di seconda e terza fascia è possibile capire il vero valore e l’evoluzione del mercato cinese, riuscendo in questo modo a sfruttare al meglio le opportunità offerte dal nostro mercato”.

Saverio Moschillo, Presidente John Richmond e Vice Presidente, CNMI: “Il rallentamento dell’economia cinese influisce in modo diverso sulle diverse fasce del mercato della moda del Paese. Il rallentamento si percepisce soprattutto sulle linee di prodotto medio basse, mentre la progressiva crescita della classe medio alta continua a favorire le linee di prodotto di fascia medio alta e di lusso”.

Vittorio Missoni, Ceo, Missoni: “Per un rapporto di brand cooperation proficuo, in un paese come la Cina è importante puntare su un partner affidabile e di qualità, ma ancor più importante per i marchi internazionali è educare il partner scelto e il mercato, in modo da conquistare e fidelizzare al brand la clientela”.

Gianluca Brozzetti, Ceo, Roberto Cavalli Group: “Approfitto di questa prestigiosa platea cinese e della presenza di un rappresentante del governo per lanciare un appello: è necessario adottare delle misure che garantiscano pari opportunità agli imprenditori italiani che vogliono entrare sul mercato cinese. In Cina le tasse di importazione, pur essendo scese, sono ancora molto alte e le procedure amministrative bancarie troppo complicate. Difficile l’ottenimento dei visti per chi intende lavorare nel Paese. Importante, infine, migliorare le norme sulla proibizione dei falsi”.

Paolo Zegna ,Vice Presidente di Confindustria con delega all’Internazionalizzazione: “Nel breve non credo possibile un recupero del mercato italiano ed europeo del lusso e la strada per tornare ai livelli pre-crisi è ancora lunga. Quest’anno le esportazioni sono tendenzialmente negative, ad eccezione di food e abbigliamento che stanno crescendo, perché si tratta di settori che seguono con attenzione l’evoluzione del consumatore. Credo che oggi sia cruciale far conoscere al mercato cinese tutto il made in Italy di qualità e non soltanto i grandi marchi. Per questo è importante favorire la presenza delle pmi italiane alle fiere espositive in Cina e iniziare a considerare i cinesi non solo come acquirenti, ma come importanti partner”.

Lavinia Biagiotti, Vice Presidente Biagiotti Group: “Per i giovani cinesi la tecnologia e i social network hanno una grande importanza, tanto che, secondo recenti stime, il 65% dei giovani cinesi prima di fare un acquisto si informa su internet e spesso fanno i loro acquisti online. E’ quindi fondamentale che un’azienda che intende rivolgersi al mercato dei giovani cinesi tenga in considerazione questo aspetto e si attrezzi a livello tecnologico per raggiungere e farsi conoscere da questa fascia di consumatori”.

Paola Durante, Managing Director Investment Banking Division and Head of the Corporate Broking Italy, Bank of America Merrill Lynch: “La popolazione cinese negli ultimi 10 anni è cresciuta un po’ meno dell’1% medio annuo ed è una popolazione che sta invecchiando, sta diventando più “matura”. Un dato importante perché sappiamo che le persone di età tra i 30 e i 50 anni sono i consumatori ideali per il mondo del lusso, sono quindi vicini a raggiungere il massimo della capacità economica e possono spendere acquistando questi beni. Una ricerca Capgemini indica che oggi in Cina ci sono otre 2 milioni di HNWI, ossia le persone che hanno un net income disponibile di oltre un milione di dollari e un’età media di 39 anni. Dieci anni fa c’erano già alcuni brand italiani e oggi sono di più e hanno un’ottima presenza anche a livello retail sul territorio cinese anche nelle città di seconda e terza fascia. I consumatori cinesi del lusso comprano in Cina, ma anche all’estero, soprattutto gli HNWI che viaggiano all’estero sempre più per shopping in Europa e in USA. Nel breve, i dati economici mostrano un certo rallentamento dell’economia cinese ma sicuramente il mercato cinese rimane un driver importante per lo sviluppo del settore. Oggi la Cina rappresenta circa il 10% dei consumi mondiali del settore lusso; un dato che nel 2015 secondo gli analisti dovrebbe arrivare fino al 20%. Quindi il cliente cinese diventa una categoria importantissima per tutte le società del mondo lusso”.

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