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di Maria Lucia Caspani

Osservatorio GEA-Fondazione Edison

Per orientare le aziende italiane nella scelta dei mercati con le migliori prospettive di sviluppo per ciascun settore di riferimento produttivo, GEA – società di consulenza strategica indipendente che da 46 anni accompagna le imprese italiane nella loro crescita culturale e nell’evoluzione manageriale – e la Fondazione Edison hanno creato l’Osservatorio GEA-Fondazione Edison.

La presentazione è avvenuta il 12 giugno 2012 a Milano presso la sede di Foro Bonaparte 31.

Il panel è stato moderato da Alessandro Platerori, giornalista e Vicedirettore de il Sole 24 Ore.

L’Osservatorio è uno strumento di analisi innovativo delle opportunità offerte dalle esportazioni che quest’anno si focalizzerà sui paesi emergenti Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) con Ucraina e i cosiddetti Next 11 che hanno mostrato uno sviluppo estremamente dinamico negli anni recenti e promettono, ancora per i prossimi anni, tassi di crescita più interessanti per l’export italiano.

“Considerato che i paesi emergenti guidano la crescita del PIL mondiale, tanto che nel 2016 rappresenteranno oltre il 41% del totale mondiale, di cui si stima che i soli Brics raggiungano il 30,5% e che proprio nei Brics vive il 41,8% della popolazione mondiale, sono questi i paesi chiave per la crescita delle aziende italiane che, grazie a uno strumento come l’Osservatorio, potranno scegliere dove indirizzare i propri investimenti – afferma Andrea Carrara, Managing Director di GEA –. GEA ha scelto di collaborare con la Fondazione Edison perché crede nell’unione delle competenze e ritiene che la profonda conoscenza di entrambe le strutture del mondo dei distretti industriali e delle PMI italiane possa offrire uno strumento di analisi indispensabile alle aziende per la crescita del proprio business.”

A livello globale, è interessante notare che nel 2011 i più grandi e blasonati Brics, per l’Italia, rappresentano 27,8 miliardi di euro di export ma anche i Next 11 presentano la cifra comparabile di 23,6 miliardi di euro. Se prendiamo a riferimento i dati del 1999, la dinamica di crescita dei Brics per l’Italia è stata pari a 4 volte (da 6,7 a 27,8 miliardi di euro) e quella dei Next 11, sempre per l’Italia, è stata di 2,7 volte (passando da 8,7 a 23,6 miliardi di euro). Sui Brics, la Germania ha mostrato una dinamica di crescita superiore a quella italiana (6,5 volte), mentre sui Next 11 la dinamica è stata leggermente inferiore alla nostra (2,6 volte). Se i Next 11 saranno veramente i prossimi a sbocciare, come nello scorso decennio lo sono stati i Brics, si tratta di un’occasione irripetibile per la nostra industria nazionale.

“I dati elaborati dall’Osservatorio evidenziano come nel 2010 l’Italia si trovi al 4° posto assoluto, dopo Cina, Germania e Stati Uniti, per competitività nell’export mondiale tra i paesi del G20, con 923 prodotti in cui occupa posizioni di primo piano – spiega Marco Fortis, Vicepresidente della Fondazione Edison -. Di questi, i prodotti in cui il nostro Paese è il 1° esportatore mondiale sono ben 239; 334 sono quelli in cui è in seconda posizione e 350 quelli in cui è al terzo posto. Il tutto per un valore complessivo pari a 173 miliardi di dollari.”

Tra i paesi più interessanti per l’export italiano, sia in termini di numero di prodotti che occupano i primi tre posti nella classifica dell’export mondiale sia per valore, c’è la Turchia, verso cui l’Italia nel 2010 detiene 1.535 tra primi, secondi e terzi posti, per un valore di 8.264 milioni di dollari.

Fra i 490 primi posti, i più rilevanti sono rappresentati da parti ed accessori di trattori e di autoveicoli, con un fatturato di 589 milioni di dollari; dalle macchine ed apparecchi per il trattamento dei metalli (326 milioni di dollari); dalle minuterie ed oggetti di gioielleria e loro parti (182 milioni di dollari); dalle rotaie di ghisa, di ferro o di acciaio (96 milioni di dollari); dalle automotrici ed elettromotrici (81 milioni di dollari).

In Cina, si evidenziano le macchine per imballaggio e le loro parti per un totale di 520 milioni di dollari, piuttosto che i mobili da salotto (76 milioni di dollari) ed i tessuti di lana e le pelli conciate (161 milioni di dollari). Per la Russia si possono citare le calzature (409 milioni di dollari), i mobili (388 milioni di dollari), insieme con vini, spumanti, vermouth (totale 150 milioni di dollari) e per l’Egitto parti di turbine a gas, caldaie ad acqua surriscaldata e valvolame per un totale di 300 milioni di dollari). Infine, per l’Ucraina i mobili (91 milioni di dollari), le calzature e l’abbigliamento (totale 110 milioni di dollari).

“Le Aziende italiane devono cimentarsi in questa nuova sfida, per recuperare, almeno in parte, il calo dei consumi interni – conclude Carlo Marinoni, Senior Partner di GEA.

Attraverso i dati elaborati dall’Osservatorio GEA-Fondazione Edison per ogni singolo settore e per tipologia di prodotto, possiamo accompagnare le Aziende sui mercati più promettenti, offrendo un servizio su misura delle esigenze di ogni singola realtà. Naturalmente, questa informazione deve essere unita ad una solida strategia di prodotto che esplori in modo efficace e realistico i bisogni dei mercati di destinazione, individui le soluzioni specifiche, contenga la complessità di prodotto e, quindi, i costi, per arrivare all’obiettivo con efficacia e competitività.”

di Maria Lucia Caspani

Osservatorio GEA-Fondazione Edison

Per orientare le aziende italiane nella scelta dei mercati con le migliori prospettive di sviluppo per ciascun settore di riferimento produttivo, GEA – società di consulenza strategica indipendente che da 46 anni accompagna le imprese italiane nella loro crescita culturale e nell’evoluzione manageriale – e la Fondazione Edison hanno creato l’Osservatorio GEA-Fondazione Edison.

La presentazione è avvenuta il 12 giugno 2012 a Milano presso la sede di Foro Bonaparte 31.

Il panel è stato moderato da Alessandro Platerori, giornalista e Vicedirettore de il Sole 24 Ore.

L’Osservatorio è uno strumento di analisi innovativo delle opportunità offerte dalle esportazioni che quest’anno si focalizzerà sui paesi emergenti Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) con Ucraina e i cosiddetti Next 11 che hanno mostrato uno sviluppo estremamente dinamico negli anni recenti e promettono, ancora per i prossimi anni, tassi di crescita più interessanti per l’export italiano.

“Considerato che i paesi emergenti guidano la crescita del PIL mondiale, tanto che nel 2016 rappresenteranno oltre il 41% del totale mondiale, di cui si stima che i soli Brics raggiungano il 30,5% e che proprio nei Brics vive il 41,8% della popolazione mondiale, sono questi i paesi chiave per la crescita delle aziende italiane che, grazie a uno strumento come l’Osservatorio, potranno scegliere dove indirizzare i propri investimenti – afferma Andrea Carrara, Managing Director di GEA –. GEA ha scelto di collaborare con la Fondazione Edison perché crede nell’unione delle competenze e ritiene che la profonda conoscenza di entrambe le strutture del mondo dei distretti industriali e delle PMI italiane possa offrire uno strumento di analisi indispensabile alle aziende per la crescita del proprio business.”

A livello globale, è interessante notare che nel 2011 i più grandi e blasonati Brics, per l’Italia, rappresentano 27,8 miliardi di euro di export ma anche i Next 11 presentano la cifra comparabile di 23,6 miliardi di euro. Se prendiamo a riferimento i dati del 1999, la dinamica di crescita dei Brics per l’Italia è stata pari a 4 volte (da 6,7 a 27,8 miliardi di euro) e quella dei Next 11, sempre per l’Italia, è stata di 2,7 volte (passando da 8,7 a 23,6 miliardi di euro). Sui Brics, la Germania ha mostrato una dinamica di crescita superiore a quella italiana (6,5 volte), mentre sui Next 11 la dinamica è stata leggermente inferiore alla nostra (2,6 volte). Se i Next 11 saranno veramente i prossimi a sbocciare, come nello scorso decennio lo sono stati i Brics, si tratta di un’occasione irripetibile per la nostra industria nazionale.

“I dati elaborati dall’Osservatorio evidenziano come nel 2010 l’Italia si trovi al 4° posto assoluto, dopo Cina, Germania e Stati Uniti, per competitività nell’export mondiale tra i paesi del G20, con 923 prodotti in cui occupa posizioni di primo piano – spiega Marco Fortis, Vicepresidente della Fondazione Edison -. Di questi, i prodotti in cui il nostro Paese è il 1° esportatore mondiale sono ben 239; 334 sono quelli in cui è in seconda posizione e 350 quelli in cui è al terzo posto. Il tutto per un valore complessivo pari a 173 miliardi di dollari.”

Tra i paesi più interessanti per l’export italiano, sia in termini di numero di prodotti che occupano i primi tre posti nella classifica dell’export mondiale sia per valore, c’è la Turchia, verso cui l’Italia nel 2010 detiene 1.535 tra primi, secondi e terzi posti, per un valore di 8.264 milioni di dollari.

Fra i 490 primi posti, i più rilevanti sono rappresentati da parti ed accessori di trattori e di autoveicoli, con un fatturato di 589 milioni di dollari; dalle macchine ed apparecchi per il trattamento dei metalli (326 milioni di dollari); dalle minuterie ed oggetti di gioielleria e loro parti (182 milioni di dollari); dalle rotaie di ghisa, di ferro o di acciaio (96 milioni di dollari); dalle automotrici ed elettromotrici (81 milioni di dollari).

In Cina, si evidenziano le macchine per imballaggio e le loro parti per un totale di 520 milioni di dollari, piuttosto che i mobili da salotto (76 milioni di dollari) ed i tessuti di lana e le pelli conciate (161 milioni di dollari). Per la Russia si possono citare le calzature (409 milioni di dollari), i mobili (388 milioni di dollari), insieme con vini, spumanti, vermouth (totale 150 milioni di dollari) e per l’Egitto parti di turbine a gas, caldaie ad acqua surriscaldata e valvolame per un totale di 300 milioni di dollari). Infine, per l’Ucraina i mobili (91 milioni di dollari), le calzature e l’abbigliamento (totale 110 milioni di dollari).

“Le Aziende italiane devono cimentarsi in questa nuova sfida, per recuperare, almeno in parte, il calo dei consumi interni – conclude Carlo Marinoni, Senior Partner di GEA.

Attraverso i dati elaborati dall’Osservatorio GEA-Fondazione Edison per ogni singolo settore e per tipologia di prodotto, possiamo accompagnare le Aziende sui mercati più promettenti, offrendo un servizio su misura delle esigenze di ogni singola realtà. Naturalmente, questa informazione deve essere unita ad una solida strategia di prodotto che esplori in modo efficace e realistico i bisogni dei mercati di destinazione, individui le soluzioni specifiche, contenga la complessità di prodotto e, quindi, i costi, per arrivare all’obiettivo con efficacia e competitività.”

di Maria Lucia Caspani

Osservatorio GEA-Fondazione Edison

Per orientare le aziende italiane nella scelta dei mercati con le migliori prospettive di sviluppo per ciascun settore di riferimento produttivo, GEA – società di consulenza strategica indipendente che da 46 anni accompagna le imprese italiane nella loro crescita culturale e nell’evoluzione manageriale – e la Fondazione Edison hanno creato l’Osservatorio GEA-Fondazione Edison.

La presentazione è avvenuta il 12 giugno 2012 a Milano presso la sede di Foro Bonaparte 31.

Il panel è stato moderato da Alessandro Platerori, giornalista e Vicedirettore de il Sole 24 Ore.

L’Osservatorio è uno strumento di analisi innovativo delle opportunità offerte dalle esportazioni che quest’anno si focalizzerà sui paesi emergenti Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) con Ucraina e i cosiddetti Next 11 che hanno mostrato uno sviluppo estremamente dinamico negli anni recenti e promettono, ancora per i prossimi anni, tassi di crescita più interessanti per l’export italiano.

“Considerato che i paesi emergenti guidano la crescita del PIL mondiale, tanto che nel 2016 rappresenteranno oltre il 41% del totale mondiale, di cui si stima che i soli Brics raggiungano il 30,5% e che proprio nei Brics vive il 41,8% della popolazione mondiale, sono questi i paesi chiave per la crescita delle aziende italiane che, grazie a uno strumento come l’Osservatorio, potranno scegliere dove indirizzare i propri investimenti – afferma Andrea Carrara, Managing Director di GEA –. GEA ha scelto di collaborare con la Fondazione Edison perché crede nell’unione delle competenze e ritiene che la profonda conoscenza di entrambe le strutture del mondo dei distretti industriali e delle PMI italiane possa offrire uno strumento di analisi indispensabile alle aziende per la crescita del proprio business.”

A livello globale, è interessante notare che nel 2011 i più grandi e blasonati Brics, per l’Italia, rappresentano 27,8 miliardi di euro di export ma anche i Next 11 presentano la cifra comparabile di 23,6 miliardi di euro. Se prendiamo a riferimento i dati del 1999, la dinamica di crescita dei Brics per l’Italia è stata pari a 4 volte (da 6,7 a 27,8 miliardi di euro) e quella dei Next 11, sempre per l’Italia, è stata di 2,7 volte (passando da 8,7 a 23,6 miliardi di euro). Sui Brics, la Germania ha mostrato una dinamica di crescita superiore a quella italiana (6,5 volte), mentre sui Next 11 la dinamica è stata leggermente inferiore alla nostra (2,6 volte). Se i Next 11 saranno veramente i prossimi a sbocciare, come nello scorso decennio lo sono stati i Brics, si tratta di un’occasione irripetibile per la nostra industria nazionale.

“I dati elaborati dall’Osservatorio evidenziano come nel 2010 l’Italia si trovi al 4° posto assoluto, dopo Cina, Germania e Stati Uniti, per competitività nell’export mondiale tra i paesi del G20, con 923 prodotti in cui occupa posizioni di primo piano – spiega Marco Fortis, Vicepresidente della Fondazione Edison -. Di questi, i prodotti in cui il nostro Paese è il 1° esportatore mondiale sono ben 239; 334 sono quelli in cui è in seconda posizione e 350 quelli in cui è al terzo posto. Il tutto per un valore complessivo pari a 173 miliardi di dollari.”

Tra i paesi più interessanti per l’export italiano, sia in termini di numero di prodotti che occupano i primi tre posti nella classifica dell’export mondiale sia per valore, c’è la Turchia, verso cui l’Italia nel 2010 detiene 1.535 tra primi, secondi e terzi posti, per un valore di 8.264 milioni di dollari.

Fra i 490 primi posti, i più rilevanti sono rappresentati da parti ed accessori di trattori e di autoveicoli, con un fatturato di 589 milioni di dollari; dalle macchine ed apparecchi per il trattamento dei metalli (326 milioni di dollari); dalle minuterie ed oggetti di gioielleria e loro parti (182 milioni di dollari); dalle rotaie di ghisa, di ferro o di acciaio (96 milioni di dollari); dalle automotrici ed elettromotrici (81 milioni di dollari).

In Cina, si evidenziano le macchine per imballaggio e le loro parti per un totale di 520 milioni di dollari, piuttosto che i mobili da salotto (76 milioni di dollari) ed i tessuti di lana e le pelli conciate (161 milioni di dollari). Per la Russia si possono citare le calzature (409 milioni di dollari), i mobili (388 milioni di dollari), insieme con vini, spumanti, vermouth (totale 150 milioni di dollari) e per l’Egitto parti di turbine a gas, caldaie ad acqua surriscaldata e valvolame per un totale di 300 milioni di dollari). Infine, per l’Ucraina i mobili (91 milioni di dollari), le calzature e l’abbigliamento (totale 110 milioni di dollari).

“Le Aziende italiane devono cimentarsi in questa nuova sfida, per recuperare, almeno in parte, il calo dei consumi interni – conclude Carlo Marinoni, Senior Partner di GEA.

Attraverso i dati elaborati dall’Osservatorio GEA-Fondazione Edison per ogni singolo settore e per tipologia di prodotto, possiamo accompagnare le Aziende sui mercati più promettenti, offrendo un servizio su misura delle esigenze di ogni singola realtà. Naturalmente, questa informazione deve essere unita ad una solida strategia di prodotto che esplori in modo efficace e realistico i bisogni dei mercati di destinazione, individui le soluzioni specifiche, contenga la complessità di prodotto e, quindi, i costi, per arrivare all’obiettivo con efficacia e competitività.”

di Maria Lucia Caspani

Osservatorio GEA-Fondazione Edison

Per orientare le aziende italiane nella scelta dei mercati con le migliori prospettive di sviluppo per ciascun settore di riferimento produttivo, GEA – società di consulenza strategica indipendente che da 46 anni accompagna le imprese italiane nella loro crescita culturale e nell’evoluzione manageriale – e la Fondazione Edison hanno creato l’Osservatorio GEA-Fondazione Edison.

La presentazione è avvenuta il 12 giugno 2012 a Milano presso la sede di Foro Bonaparte 31.

Il panel è stato moderato da Alessandro Platerori, giornalista e Vicedirettore de il Sole 24 Ore.

L’Osservatorio è uno strumento di analisi innovativo delle opportunità offerte dalle esportazioni che quest’anno si focalizzerà sui paesi emergenti Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) con Ucraina e i cosiddetti Next 11 che hanno mostrato uno sviluppo estremamente dinamico negli anni recenti e promettono, ancora per i prossimi anni, tassi di crescita più interessanti per l’export italiano.

“Considerato che i paesi emergenti guidano la crescita del PIL mondiale, tanto che nel 2016 rappresenteranno oltre il 41% del totale mondiale, di cui si stima che i soli Brics raggiungano il 30,5% e che proprio nei Brics vive il 41,8% della popolazione mondiale, sono questi i paesi chiave per la crescita delle aziende italiane che, grazie a uno strumento come l’Osservatorio, potranno scegliere dove indirizzare i propri investimenti – afferma Andrea Carrara, Managing Director di GEA –. GEA ha scelto di collaborare con la Fondazione Edison perché crede nell’unione delle competenze e ritiene che la profonda conoscenza di entrambe le strutture del mondo dei distretti industriali e delle PMI italiane possa offrire uno strumento di analisi indispensabile alle aziende per la crescita del proprio business.”

A livello globale, è interessante notare che nel 2011 i più grandi e blasonati Brics, per l’Italia, rappresentano 27,8 miliardi di euro di export ma anche i Next 11 presentano la cifra comparabile di 23,6 miliardi di euro. Se prendiamo a riferimento i dati del 1999, la dinamica di crescita dei Brics per l’Italia è stata pari a 4 volte (da 6,7 a 27,8 miliardi di euro) e quella dei Next 11, sempre per l’Italia, è stata di 2,7 volte (passando da 8,7 a 23,6 miliardi di euro). Sui Brics, la Germania ha mostrato una dinamica di crescita superiore a quella italiana (6,5 volte), mentre sui Next 11 la dinamica è stata leggermente inferiore alla nostra (2,6 volte). Se i Next 11 saranno veramente i prossimi a sbocciare, come nello scorso decennio lo sono stati i Brics, si tratta di un’occasione irripetibile per la nostra industria nazionale.

“I dati elaborati dall’Osservatorio evidenziano come nel 2010 l’Italia si trovi al 4° posto assoluto, dopo Cina, Germania e Stati Uniti, per competitività nell’export mondiale tra i paesi del G20, con 923 prodotti in cui occupa posizioni di primo piano – spiega Marco Fortis, Vicepresidente della Fondazione Edison -. Di questi, i prodotti in cui il nostro Paese è il 1° esportatore mondiale sono ben 239; 334 sono quelli in cui è in seconda posizione e 350 quelli in cui è al terzo posto. Il tutto per un valore complessivo pari a 173 miliardi di dollari.”

Tra i paesi più interessanti per l’export italiano, sia in termini di numero di prodotti che occupano i primi tre posti nella classifica dell’export mondiale sia per valore, c’è la Turchia, verso cui l’Italia nel 2010 detiene 1.535 tra primi, secondi e terzi posti, per un valore di 8.264 milioni di dollari.

Fra i 490 primi posti, i più rilevanti sono rappresentati da parti ed accessori di trattori e di autoveicoli, con un fatturato di 589 milioni di dollari; dalle macchine ed apparecchi per il trattamento dei metalli (326 milioni di dollari); dalle minuterie ed oggetti di gioielleria e loro parti (182 milioni di dollari); dalle rotaie di ghisa, di ferro o di acciaio (96 milioni di dollari); dalle automotrici ed elettromotrici (81 milioni di dollari).

In Cina, si evidenziano le macchine per imballaggio e le loro parti per un totale di 520 milioni di dollari, piuttosto che i mobili da salotto (76 milioni di dollari) ed i tessuti di lana e le pelli conciate (161 milioni di dollari). Per la Russia si possono citare le calzature (409 milioni di dollari), i mobili (388 milioni di dollari), insieme con vini, spumanti, vermouth (totale 150 milioni di dollari) e per l’Egitto parti di turbine a gas, caldaie ad acqua surriscaldata e valvolame per un totale di 300 milioni di dollari). Infine, per l’Ucraina i mobili (91 milioni di dollari), le calzature e l’abbigliamento (totale 110 milioni di dollari).

“Le Aziende italiane devono cimentarsi in questa nuova sfida, per recuperare, almeno in parte, il calo dei consumi interni – conclude Carlo Marinoni, Senior Partner di GEA.

Attraverso i dati elaborati dall’Osservatorio GEA-Fondazione Edison per ogni singolo settore e per tipologia di prodotto, possiamo accompagnare le Aziende sui mercati più promettenti, offrendo un servizio su misura delle esigenze di ogni singola realtà. Naturalmente, questa informazione deve essere unita ad una solida strategia di prodotto che esplori in modo efficace e realistico i bisogni dei mercati di destinazione, individui le soluzioni specifiche, contenga la complessità di prodotto e, quindi, i costi, per arrivare all’obiettivo con efficacia e competitività.”

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