intervista a presidente Comitato lombardo, Santelli [Cu]
di Maria Lucia Caspani
Un quadriennio di sport è giunto al termine nella maniera più spettacolare, con i Giochi di Londra, e per il Comitato paralimpico lombardo è tempo di bilanci. Facciamo il punto della situazione con il presidente Pierangelo Santelli.Presidente, è soddisfatto della partecipazione lombarda alle ultime Paralimpiadi?“Moltissimo. 28 dei 98 atleti azzurri a Londra erano lombardi e alcuni di loro sono stati tra i protagonisti assoluti della manifestazione. Il movimento regionale ha portato all’Italia sei medaglie: due d’oro, grazie a Martina Caironi (atletica leggera) e Roberto Bargna (ciclismo), e quattro di bronzo, con la tripletta di Federico Morlacchi (nuoto) e il successo di Annalisa Minetti (atletica)”.Qual è stata la disciplina che le ha dato le maggiori soddisfazioni? E chi invece l’ha delusa? “I migliori sono stati i ragazzi del ciclismo. Altrettanto si può dire del nuoto. Ci aspettavamo tutti di più dagli azzurri del basket in carrozzina, tra i quali, tra l’altro, c’erano cinque lombardi, ma purtroppo le cose non sono andate per il verso giusto”.Chi l’ha emozionata di più? “Sono un ex nuotatore e quindi mi sono esaltato prima di tutto con le imprese di Cecilia Camellini e del nostro Federico Morlacchi. Anche Alex Zanardi mi ha impressionato. Italiani a parte, mi sono molto divertito guardando il torneo femminile di basket in carrozzina”.C’è qualcosa che non le è piaciuto della spedizione azzurra o di come è stata preparata?“Se devo fare un appunto, credo che forse il Cip nazionale avrebbe dovuto avere una riconoscenza maggiore nei confronti delle persone che hanno portato avanti il movimento in questi quattro anni. Detto questo, mi sembra che tutti abbiano provato a dare il massimo. Alcune Federazioni hanno prestato più attenzione di altre agli atleti paralimpici e i risultati sono la conseguenza di questo”.Qual è il suo giudizio sui Giochi di Londra, anche in relazione alle precedenti edizioni?“Le Paralimpiadi sono cresciute in maniera esponenziale come evento. In Italia la copertura televisiva è stata eccellente e se n’è parlato molto. Credo che nei prossimi anni beneficeremo di questa visibilità mediatica, conquistata grazie al lavoro eccellente del Cip nazionale. Sotto questo punto di vista, negli ultimi otto anni abbiamo avuto uno sviluppo maggiore rispetto ai trenta precedenti. Una cosa che non mi è piaciuta di Londra 2012 è stata l’accorpamento di alcune categorie di disabilità, soprattutto nel nuoto e nell’atletica. Ho trovato assurdo il fatto che in piscina abbiano gareggiato insieme amputati e paraplegici, con i primi nettamente avvantaggiati rispetto ai secondi, così come in pista si sono affrontati ipovedenti e non vedenti; il paradosso è che la nostra Annalisa Minetti, nei 1500 metri, abbia firmato un nuovo record del mondo cogliendo solo il bronzo. Con errori del genere si rischia di perdere gli atleti”.Qual è lo stato di salute attuale dello sport paralimpico di casa nostra?“In Lombardia abbiamo il 40% del movimento italiano e un centinaio di società attive. Ci stiamo muovendo alla velocità della luce. Manca ancora, però, la necessaria forza politica e strutturale per lavorare al meglio sul territorio. C’è ancora qualche problema nell’interazione con le Federazioni e credo il Cip nazionale dovrebbe prestare più attenzione a questo tema”.Quali sono i maggiori progressi fatti nell’ultimo quadriennio?“C’è grande fermento in tutte le discipline, il movimento ha una coscienza di sé sempre maggiore e sta crescendo anche in quanto a professionalità. Un esempio lampante è costituito dal nuoto per i disabili intellettivi, dove si cominciano a vedere risultati straordinari”.Ora parte un nuovo quadriennio. Che obiettivi si pone il Cip?“Spero innanzitutto che mantenga la propria identità e che la sua attività non venga smembrata tra le Federazioni, che non hanno le competenze e spesso nemmeno la volontà di portare avanti il movimento. In tal caso rischieremmo il disinnamoramento dei nostri atleti. A livello regionale, in questi anni abbiamo fatto tanto. Siamo cresciuti sul piano dei numeri, della credibilità, delle collaborazioni, della considerazione del mondo politico e dell’attività nelle scuole. Per questo ci tengo a ringraziare i delegati e i consigli provinciali, le società tutte, i tecnici, gli allenatori, i delegati di Federazione e tutti i componenti del mio staff che hanno contribuito a questi successi. A fine anno avremo le elezioni e mi ricandiderò perché spero di poter portare avanti il lavoro svolto finora, con un obiettivo: i nostri disabili devono essere messi nelle migliori condizioni possibili per fare sport”. Intervista di Marco Turri (addetto stampa Fisdir Lombardia)
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